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Rocca dei falchi (inedito)

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Non so se Dio esiste.
Lo credo. Lo spero.
Mi pare cosa buona che le bocche
di Bisaccia condensino pietà
per chi viaggia veloce in autostrada
con i fiori schiumosi dei larici,
l’esalare immenso della foresta –
E che le nubi abbiano un carico
nel cielo, e non scorrano
solo nel contorno della pupilla
malata di cemento
di un giovane scrivente,
arcade nudo nascosto dietro un fico.
La vita rinasce nel bruco e nel cipresso,
rinasceva a Gaeta e a Baia, sulla scesa
di Monte di Procida e a Rocca dei Falchi
dove prendevi il sole a torso nudo.
La bellezza rinasce, anche se non siamo
più noi a portarla – rinasce il desiderio,
ma i tuoi occhi non sanno più radiografare
la mia ferita e il suo flusso continentale.
Si allontanarono sul monticchio d’assi a Ponza.
E mi lasciasti a pensare che un proiettile
o lo svenevole rosa del mare al tramonto
avessero ormai lo stesso peso vitale.
Fu allora che forse qualcuno
o nessuno mi disse
perché mi perseguiti –
La natura richiuse il suo libro per tutti.

 leopoldo attolico - 17/09/2010 08:29:00 [ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]

Siamo noi a ringraziare Stelvio per questo testo che è un vero guizzo del verbo e dello spirito . Complimenti sinceri !

 leopoldo attolico - 17/09/2010 08:29:00 [ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]

Siamo noi a ringraziare Stelvio per questo testo che è un vero guizzo del verbo e dello spirito . Complimenti sinceri !

 Ariel - 26/04/2010 09:34:00 [ leggi altri commenti di Ariel » ]

"Mi pare cosa buona che le bocche
di Bisaccia condensino pietà"

Salverei solo questi due versi, davvero molto belli.

 Stelvio Di Spigno - 12/03/2010 11:34:00 [ leggi altri commenti di Stelvio Di Spigno » ]

Grazie agli amici della Recherche per la lettura attenta e sentita della mia poesia. Soprattutto per aver messo in risalto, in diversi modi, la questione della fede. Che in questi versi, o almeno nelle intenzioni iniziali, c’è. La dimensione qui è quella del dubbio, certamente, ma la è speranza a essere interpellata maggiormente. Io "spero" che esista Dio, e questa speranza viene fuori solo dopo una vicenda esistenziale di abbandono e di noncuranza da parte di chi era amato da me. E’ quindi un percorso a ritroso: è come se questa poesia andasse letta a partire dall’ultimo verso per risalire al primo. Ma a voi non è sfuggito nulla e questo mi rende molto felice. Ancora grazie.

 salvatore violante - 10/03/2010 16:03:00 [ leggi altri commenti di salvatore violante » ]

Questa poesia non si può capire, se non si conosce il contesto. Non credo, tuttavia, che sia importante conoscerlo, per sentirla. C’è un determinismo di fondo che giustifica l’ineluttabile come violenza. Questa, talvolta, appare persino bella e innovativa. E c’è uno struggersi da "amore lontano". Nò non credo che sia questione di ricerca di fede. Questi versi ne sono stracarichi anche se l’assunto iniziale lascia tutto in bilico. Una bella poesia davvero. Sento ancora brividi sulla pelle. Grazie.

 Luca Santilli - 09/03/2010 23:50:00 [ leggi altri commenti di Luca Santilli » ]

hai narrato di posti a me cari...pensa che sono cresciuto a Spigno Saturnia..nel golfo di Gaeta..

complimenti..per i tuoi versi..

Luca

 Antonio Spagnuolo - 09/03/2010 16:52:00 [ leggi altri commenti di Antonio Spagnuolo » ]

Chi cerca con sincero dolore ed affanno la fede, che in ogni uomo vacilla per un nonnulla e che ci avvicina troppo spesso alla disperazione, riesce a ripetere quelle parole che compongono la poesia.
Stelvio, tra i frammenti di paesaggi ancora accesi nella memoria e strappi di emozioni che si trasformano in elegia, dona - con discreta commozione - il colore incandescente del ritmo, in una tensione che sfiora (ahimè) la depressione. Bravo e con affetto. Tuo vecchio Antonio!!!

 franca Alaimo - 08/03/2010 22:58:00 [ leggi altri commenti di franca Alaimo » ]

C’è la gravità di un dolore che ha devastato molte certezze ed ha aperto una ferita troppo sanguinante, perché l’autore possa conciliarla con la fede. Il paesaggio, i luoghi sono quelli della memoria, una volta condivisi. Mare e morte ora hanno lo stesso sapore.
E Dio che fa? sembra chiederso il poeta, mentre le altre creature sembrano tutte rinascere. Una sorta di moderno "Pianto antico" del Carducci.

 Loredana Savelli - 08/03/2010 17:39:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Di questa poesia mi colpiscono i versi iniziali e quello finale. Se confrontati, sembrano contraddittori: il primo è un’apertura alla speranza, quasi un’invocazione, l’ultimo invece, perentorio e definitivo, le lascia ben poco spazio. Dentro c’è una storia umana, con dettagli fisici e logistici precisi e su tutto aleggia un’atmosfera arcadica, turbata da riferimenti duri e apparentemente fuori contesto (autostrada, cemento, proiettile). Non sono sicura di averla capita bene, ho colto un sentimento a metà tra il disincanto e il rimpianto e inoltre una fede un po’ pagana che si nutre dei paesaggi marini della Campania.

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